La Storia della Minerva Radio
E fu dal 1927 che riunificò la sua produzione sotto il nome di MINERVA.
La produzione già nel periodo 1929/30, ebbe un buon sviluppo portando sul mercato ben 27 modelli diversi di ottima qualità per quel tempo, tutti supportati dai relativi pezzi di ricambio per i radioriparatori. Negli anni successivi alla crisi del 29, la società che ne fu naturalmente coinvolta, portò la Minerva al fine di sopravvivere, a suddividere in tre marchi la propria produzione.
Altro passo importante fu quello di mettere a disposizione con accordi internazionali, la propria licenza di produzione, si aggiravano così gli alti costi dei dazi doganali, facilitando l?esportazione. Nacquero così le cooperazioni con Luigi Cozzi Dell?Aquila per l?Italia, in Svizzera con la Titan , in Polonia con la Elektrit e pure in Francia, sebbene con poco sviluppo, con la Giraud Frères.
L'anno 1938 poi ha portato un grande taglio nello sviluppo delle imprese, quando Austria e la sua intera industria furono inseriti per il "Reich tedesco". Durante i successivi anni di guerra, la Minerva ebbe l?obbligo, come gran parte delle industrie che fabbricavano ricevitori, di partecipare alla costruzione del DKE (Deutscher Kleinempfänger) e del VE (Volksempfänger), le famose radio di Hitler.
Alla fine della guerra la Minerva, come gran parte dell?industria austriaca, era praticamente distrutta, sia l?edificio che ospitava la produzione come il magazzino, erano bombardati, e le materie prime ed i macchinari sequestrati.Si erano salvati solo alcuni progetti di apparecchiature ed i relativi schemi. Questo bastò a far ripartire la produzione e solo dopo un anno la prima radio prodotta in serie uscì dalla fabbrica.
Rapidamente e nonostante evidenti difficoltà, la Minerva riuscì a risalire la china, la società dopo la morte a 60 anni di Wilhelm Wohleber, venne diretta dalla moglie Elisabetta e dall?Ing. Egon Mally che riuscì a far diventare la Minerva una delle più grandi costruttrici europee di valvole.
Nel 1950 fu una delle prime a costruire in serie ed esportare ricevitori in FM, sviluppò la costruzione di TV ed infine nel 1957 propose per prima nel mercato austriaco la radio a transistor. Nel 1969, dopo 50 anni dalla fondazione dell?azienda, il possesso del marchio Minerva è andato a Max Grundig. Questa è la fine della storia della Minerva austriaca.
Adesso parliamo di quella italiana e cioè della:
S.A. Ital. Minerva,
in seguito: S. A. Ind. "Luigi Cozzi Dell´Aquila",
Milano, via Broschi 15
Come gia detto, L'obiettivo di questa collaborazione era la produzione su licenza di apparati Minerva in Italia e la relativa commercializzazione. Dato che in Italia in quel periodo era presente una industria radiotecnica ben sviluppata, l'esportazione di radioricevitori in quel paese non risultava cosa molto semplice a causa di elevati oneri doganali. Questo ostacolo venne superato, come del resto accade sovente anche oggi, grazie alla produzione su licenza.
La rosa della produzione italiana dimostrabile incomincia con gli apparati del 1937. Essi sono sia dal punto di vista circuitale sia da quello della denominazione completamente identici a quelli prodotti a Vienna. Addirittura gli schemi elettrici vennero assunti e riprodotti identici (con le scritte in tedesco).
Mentre all'inizio gli apparecchi Minerva Italia erano ancora molto simili a quelli prodotti dalla casa madre, in breve tempo emerse uno sviluppo autonomo della sede milanese: valvole metalliche della serie americana, così come valvole italiane della serie Telefunken (WE**) presero il posto negli apparati, i grandi ricevitori supereterodina hanno stadi finali in controfase e due altoparlanti, una variante, questa, che in quel periodo in Austria non era molto comune. Ciò porta alla conclusione che una gran parte della componentistica veniva acquisita da forniture italiane.
Con lo scoppio della II Guerra Mondiale in Europa e con il conseguente immediato coinvolgimento della fabbrica viennese nella produzione bellica venne praticamente a cadere l'aiuto della casa madre, tuttavia a Milano la produzione di apparecchi commerciali proseguì. Cosí anche subito dopo la guerra nel 1945 vennero messi sul mercato radioricevitori per uso civile.
I molti apparati la mano tecnica della casa madre di Vienna diviene ora nuovamente riconoscibile. Anche la denominazione equivale a quella austriaca (ad esempio "447" sta per anno di produzione 1944, l'ultima cifra indica il numero di valvole, tenendo conto che una eventuale indicatrice di sintonia non veniva considerata). Dopo la guerra vennero ancora usate valvole della "Serie rossa" o di tipo metallico, ma a partire dal 1947 si passò alla serie Rimlock. I modelli degli anni dal 1950 al 1953 costituirono un'eccezione, infatti saltarono fuori nuovamente modelli con valvole a caratteristica americana, la qual cosa indica difficoltá di approvigionamento nella produzione di valvole europea, oppure, come successo contemporaneamente a Vienna, perchè la Minerva boicottò il grande produttore di valvole Philips.
Vale la regola generale che esteticamente parlando, gli apparati prodotti dalla filiale milanese non avevano nulla a che fare con quelli prodotti a Vienna. Il cliente italiano ha gusti diversi, con il quale naturalmente bisognava fare i conti, la lavorazione di finitura era letteralmente molto impegnativa, venivano utilizzate impiallacciature in legni nobili e altri materiali (come ad esempio la pelle), la qual cosa conferiva agli apparecchi un aspetto estetico lussuoso.
Ora ci si pone la domanda: che fine ha fatto lo stabilimento Minerva di Milano?
Nel 1968, quando la la proprietaria, signora Wohleber vendette la ditta Minerva, e di conseguenza l'intera impresa a Max Grundig, questo interessó anche l'impianto di Milano, che venne condotto da Grundig fino a circa il 1980.
E poi la storia finì del tutto...